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J D Vance, Peter Thiel e la libertà di parola

J D Vance raffigurato come il Grande Fratello. Immagine elaborata con l'intelligenza artificiale

C’è una vicenda famosa che ha fatto la storia degli anni 10 di questo secolo e racconta la chiusura di un sito che all’epoca era l’alfiere di un modo nuovo di fare giornalismo, eticamente discutibile, ma, oggettivamente, divertentissimo.

Il sito si chiamava Gawker ed era la creatura di un irregolare di nome Nick Denton, giornalista, imprenditore digitale, startupparo e visionario. Il killer di Gawker – la storia è strana, ma seguitemi – fu un wrestler famoso, Hulk Hogan che aveva fatto causa a Denton perché il sito aveva pubblicato (erano gli anni 10, eravamo tutti giovani e meno bacchettoni di ora) un video di lui che faceva sesso con la moglie di un (non troppo) amico. E Hogan c’era rimasto male, poverino. Di più l’amico, immagino, ma vabbè…

Hogan, che era arrabbiato come un wrestler, fece causa, però non aveva i soldi per pagare gli avvocati – bravissimi e costosissimi – che pilotarono il processo verso una condanna disastrosa per Denton che dovette vendere il sito per pagare i danni e le spese processuali.

Dietro Hogan c’era uno dei personaggio più potenti della Silicon Valley, uno di cui allora non si parlava tanto se non per sussurrare che era il padrone vero di PayPal e il mentore del giovane Elon Musk e che trafficava in materia di sicurezza nazionale con la sua nuova creatura Palantir, cioè Peter Theil il vero boss della “PayPal mafia”, una delle poche personalità della Valley a schierarsi, senza se e senza ma, con Donald Trump già nel 2016, un tempo in cui non andava tanto di moda, specie in quella parte della California.

Ma perché Thiel ce l’aveva tanto con Denton? Semplicemente perché Denton – con un’altra sua creatura, un sito che si chiamava ValleyWag e riportava pettegolezzi (e spesso spazzatura) sui giganti della digital economy – aveva messo in piazza il fatto che Thiel era omosessuale. Nulla di particolarmente scandaloso, per gli States di allora. E lo stesso Denton era comunque notoriamente un omosessuale. Solo che Thiel era un maniaco della privacy e – essendo un consevatore duro e puro da sempre – mal sopportava di essere additato come omosessuale. E quindi spese una somma enorme per farla pagare a Denton, tramite la causa di Hogan. Un piano a lungo termine che si sviluppò per anni e che alla fine, come detto, fece chiudere il sito.

Il senso di questa lunga digressione (raccontata benissimo da Ben Smith in quel libro bellissimo che si chiama “Traffic” e che trovate tradotto in italiano da Iperborea nella collana del Post)?

Beh il senso è che oggi, quando il vice presidente J.D. Vance (un’altra creatura di Thiel, meno geniale di Musk, ma con degli splendidi occhi azzurri che In politica fanno la differenza: un Ken con la barba ben curata e una laurea in una prestigiosa law school) ha pronunciato il suo pistolotto contro l’Europa che soffoca la libertà di parola mi è venuta in mente questa storia e mi sono messo a ridere. Per non piangere, ovvio.

Come diceva un tale in un libro abbastanza famoso “la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza” e via di doublethink”.

Heil myself! (or Springtime for Elon)

(Photo by ANGELA WEISS / AFP)

Ho visto parte delle cerimonie dell’Inauguration Day ieri. E, a parte il saluto  a braccio teso “con tutto il suo cuore” di Elon Musk, mi chiedo cosa sarebbe riuscito a cavarne quel genio di Mel Brooks da tanto materiale così naturalmente – e spaventosamente –  comico. 

Dove trova Elon Musk il tempo di giocare a Diablo?

Se lo chiede il WSJ che nota come il proprietario di Tesla, X e compagnia cantante dice di aver raggiunto un livello sul videogioco “Diablo IV” compatibile solo con ore e ore passate sulla console a smembrare mostri. Non male per un uomo che dovrebbe essere impegnato a dirigere le sue aziende e in più posta decine di contenuti al giorno sulla sua piattaforma X, trollando mezzo mondo.

“Ci sono – dice il WSJ – così tante lezioni di vita da imparare dai videogiochi  al massimo livello di difficoltà”, ha scritto Musk sulla sua piattaforma X il 20 novembre, prima di annunciare di aver appena superato il livello più alto di una sezione del gioco chiamata “The Pit” in meno di due minuti. Ha incluso una clip video del traguardo.

Un simile risultato richiede più della semplice competenza ne fare a pezzi  dei mostri. Ci vogliono decine di ore solo per raggiungere il livello più alto, che è il livello 150. The Pit è stato aggiunto al gioco solo a maggio e l’ultima stagione è iniziata il 7 ottobre, ripristinando la progressione di tutti i giocatori al livello 1. Ciò suggerisce che Musk è arrivato al livello più alto in 45 giorni o meno.

Musk supervisiona sei aziende, tra cui la startup di che si occupa del rapporto tra cervello e computer Neuralink, la startup che scava tunnel per treni iperveloci The Boring Company e la startup di intelligenza artificiale xAI. È un prolifico autore sulla piattaforma di social media X, che ha acquistato nel 2022. Ora sta aiutando a supervisionare un radicale rinnovamento del governo federale come co-direttore del Dipartimento di efficienza governativa di Trump, o DOGE.

La sua vasta gamma di impegni ha lasciato tutti a chiedersi: come diavolo ha trovato il tempo per farlo?

Io in effetti un’idea ce l’ho ed è quella che fa fare il lavoro sporco a una pletora di collaboratori e poi si intesta i traguardi. Una strategia piuttosto cara, ma è o non è l’uomo più ricco del mondo?

Wall Street Journal, immagine generata da Grok (che funziona bene, direi)