Facebook ha appena compiuto 15 anni, visto che fu fondato il 4 febbraio 2004 in un dormitorio di Harvard da Mark Zuckerberg e alcuni compagni. E, come ogni adolescente, sta vivendo un periodo burrascoso.
Vediamo prima le luci che sono tante e molto brillanti, sia dal punto di vista finanziario, sia dal punto di vista della crescita degli utenti. Il colosso di Zuckerberg archivia il quarto trimestre 2018 con un utile netto in aumento a 6,88 miliardi di dollari, o 2,38 dollari per azione, sopra i 2,18 dollari attesi dagli analisti. I ricavi sono saliti del 30% a 16,91 miliardi di dollari, decisamente al di sopra dei 16,39 miliardi su cui scommetteva il mercato. Gli utenti attivi giornalieri, poi, sono stati in media 1,52 miliardi nel dicembre dell’anno scorso, il 9% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Gli utenti mensili sono saliti del 9% a 2,32 miliardi. I ricavi da pubblicità sui dispositivi mobili hanno rappresentato il 93% del totale ricavi. Le piattaforme che Facebook ha acquisito nel corso degli anni (Instagram, WhatsApp e Messenger), infine, fanno faville. Messenger è stata sviluppata «in casa» e lanciata nel 2011, Instagram è stata acquistata nel 2012 per 1 miliardo di dollari e ha raggiunto un miliardo di utenti. WhatsApp è stata invece comperata nel 2014 per 14 miliardi di dollari e ha sforato il tetto del miliardo e mezzo di utenti.
Ora vediamo le ombre che sono tante. Anche se per ora non intaccano, come abbiamo visto, il business di Facebook. Quella più pesante deriva del modello di business stesso del social network per eccellenza che offre un servizio gratuito – e per molti eccellente e prezioso – in cambio di una profilazione ad alzo zero degli utenti. Un numero impressionante di dati che poi vengono utilizzati per «tagliare» al meglio sui gusti dello specifico consumatore la pubblicità. Questa bulimia di dati, a volte conquistati con tecniche molto invasive, è sempre più nell’occhio del ciclone. Per esempio la Gdpr, la normativa europea sulla privacy entrata in vigore a fine maggio 2018 ha dato maggiori protezioni agli «under 16». E proprio questa settimana l’Antitrust tedesco ha deciso che Facebook potrà continuare a raccogliere dati dei propri utenti ricavati da altri siti e app solo con il consenso esplicito degli interessati. Se la raccolta dei dati diventerà più difficile – e più costosa – per Facebook saranno dolori. E l’effetto potrebbe essere più pesante di quello provocato dalla buriana delle Fake News.
Analisi pubblicata sulla Gazzetta di Parma dell’11 febbraio 2019